COMUNICATO STAMPA – Sasi- L’ex capitano dell’Inter Beppe Bergomi al corso organizzato dalla società per i propri dipendenti. “Fare squadra è fondamentale se si vogliono raggiungere obiettivi importanti”

Non è facile mantenere alta l’attenzione di oltre 200 persone per 1 ora e mezza, invece i dipendenti della Sasi ( Società che gestisce servizio idrico e depurazione di 87 Comuni della Provincia di Chieti) chiamati a seguire un corso di formazione motivazionale, hanno dimostrato che è possibile se a parlare sono due speciali relatori. In questo caso i due che sono riusciti a catturare l’interesse, a suscitare la curiosità e pure molti spunti di riflessione – stando ai commenti di molti partecipanti – sono stati Beppe Bergomi, ex difensore dell’Inter e della Nazionale, campione del mondo nel 1982 a soli 18 anni e l’amico e psicologo sportivo nonché docente nell’ambito della formazione manageriale. Samuele Robbioni.
Prima di entrare nel vivo dell’incontro, il presidente della Sasi Gianfranco Basterebbe ha ricordato, con voce rotta dalla commozione, la figura dell’architetto Aurelio Falconio, morto alcune settimane fa e ha consegnato una targa e la felpa blu con la scritta Sasi alla moglie Silvia e alla figlia Greta “perché Aurelio è e resterà uno di noi”. Applausi, occhi lucidi, un dolore sincero per la scomparsa di un professionista serio e competente e di un uomo garbato, affabile e disponibile che ha sempre creduto nell’efficacia di fare squadra e che è stato tra i promotori di questo corso, i cui obiettivi sono stati illustrati da Manuela Carlucci, direttore area commerciale, amministrazione e regolazione: “Sin dal suo insediamento l’attuale amministrazione ha creduto e sostenuto con convinzione alcuni valori fondanti che caratterizzano la missione di Sasi: lo spirito di servizio nei confronti degli utenti, la collaborazione con le istituzioni del territorio, i soci, gli enti di controllo, l’attenzione alle dinamiche ambientali, l’etica del lavoro e l’importanza dello spirito di squadra e proprio su quest’ultimo concetto abbiamo puntato la nostra attenzione ritenendolo degno di un approfondimento. La capacità di persone – ha evidenziato la Carlucci – di diversa esperienza e competenza unite per raggiungere un obiettivo comune è essenziale per affrontare le sfide complesse del futuro. L’importanza del lavoro di squadra risiede nel fatto che non solo accresce la produttività e l’efficienza ma soprattutto contribuisce al benessere delle persone e alla creazione di un ambiente lavorativo positivo e stimolante. Negli ultimi anni stiamo sperimentando una sempre maggiore condivisione degli obiettivi strategici aziendali e per conseguire questi obiettivi ciascuno di noi è chiamato a dare il proprio contributo in base al ruolo e alle competenze. Possiamo quindi traslare i valori dello sport, del calcio in questo caso alla nostra squadra, alla nostra azienda” ha concluso.
“Anche io e Beppe abbiamo perso il papà che eravamo ragazzi” ha esordito così Samuele Robbioni rivolgendosi a Greta e condividendo con tutti un’assenza dolorosa, creando un’atmosfera di vicinanza che ha subito lasciato intuire che nulla sarebbe stato accademico, formale, ma spontaneo, immediato, vero. Nessuna scaletta, la palla, tanto per rimanere in tema, è passata con intelligente leggerezza dall’uno all’altro in un rincorrersi di racconti, riflessioni e analisi mai banali. Nessuna retorica anche se a parlare è stato un campione dello sport più popolare, che era in campo in una partita memorabile che rimarrà nella storia e nei cuori di chi l’ha vissuta e di chi l’ha sentita solo raccontare come i tanti giovani che ieri affollavano la platea.
Elegante e cordiale, semplice e garbato Bergomi ha raccontato pezzi importanti della sua vita e della sua carriera di calciatore, iniziata da giovanissimo, costellata di vittorie e successi, ma pure di qualche caduta ma, come ha detto, anche i momenti difficili servono. “Da bambini giocavamo a pallone per strada o nel cortile dell’oratorio, ricordo che mio padre era più appassionato di moto che di calcio. Per me era importante giocare, stare con i miei compagni, scelsi l’Inter e il primo insegnamento sull’importanza del gruppo, della squadra, del sentirsi uniti da un obiettivo comune venne proprio dall’allenatore, il pallone corre più veloce di te e da solo non si va da nessuna parte, disse. Parole che non ho più dimenticato”.
Robbioni ha sottolineato l’importanza e il valore del percorso che si fa per raggiungere una meta, per centrare un bersaglio. “Beppe 18 anni, Zoff 40 anni ma quando si condivide l’obiettivo, quando si fa squadra la diversità anche quella dell’età diventa una ricchezza. C’è una cosa stupenda che ti insegna lo sport, per esempio il rugby, alla meta ci si arriva insieme perché da soli si è inevitabilmente sconfitti”.
Tanti gli aneddoti raccontati da Bergomi sulla sua intensa attività sportiva ma anche esperienze di vita, di amicizia che dicono l’importanza dell’intesa, dell’armonia, della sincerità nei rapporti professionali e umani, nella volontà unanime di centrare gli obiettivi fissati, Per la partita è vincere, per un’azienda è la crescita, lo sviluppo, se si lavora bene in un ambiente che accoglie e non respinge, di certo si produce di più e meglio. E il risultato è il bene di tutti. “Per i 40 anni dal 1982 ci hanno celebrato con tante manifestazioni, quando si sta nella Nazionale c’è il superamento di ogni steccato, di ogni tifoseria, io ho avuto la fortuna di cominciare con grandi campioni e grandi uomini. Allora si giocava in 11, 5 in panchina e gli altri in tribuna, quando sono partito ero la riserva della riserva, alla partita con il Brasile si fa male Collovati ed entro io, vinta 3 a 2, semifinale con la Polonia e poi la partita del cuore e della storia. Da solo non vai da nessuna parte, non è importante il nome scritto sulle spalle ma lo scudetto che hai nel cuore”. Bergomi ha dimenticato di dire che per una strana coincidenza al fischio finale dell’arbitro della partita Italia-Germania il pallone si fermò proprio davanti ai suoi piedi e fu proprio lui a prendere la palla in quella storica e magica giornata.
Samuele Robbioni ha inoltre rimarcato l’importanza di assumersi le proprie responsabilità e Bergomi ha puntualizzato come “indossare la fascia del Capitano significa indossare quella famiglia, avere un profondo senso di appartenenza. Ho sempre cercato di tenere unito il gruppo perché all’interno non c’è mai solo un leader, ce ne sono di più ed è fondamentale il confronto sincero, l’unità, la capacità di fare un passo indietro se necessario per il bene della squadra. Ai giovani dico sempre quando finite l’allenamento portate con voi qualcosa di bello, un ricordo, una riflessione, un pensiero”.
Abbracci, strette di mano, foto, selfie, autografi, Beppe Bergomi si è concesso con grande disponibilità, ha risposto alle domande, scherzato, conversato con una semplicità disarmante. Con l’umiltà del grande campione, nella vita e nello sport.
Per il presidente Basterebbe ma anche e soprattutto per i dipendenti è stato un pomeriggio da incorniciare.